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Pellegrini: “E’ stato un sabato perfetto”


Il centrocampista all’indomani della vittoria per 3-0 sul Verona all’Olimpico, dove ha giocato tutti i 90 minuti, è intervenuto ai microfoni di Roma Radio commentando la sua “prima” in giallorosso

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Il centrocampista all’indomani della vittoria per 3-0 sul Verona all’Olimpico, dove ha giocato tutti i 90 minuti, è intervenuto ai microfoni di Roma Radio commentando la sua “prima” in giallorosso, la vittoria sui veneti e più in generale il momento della squadra: qui di seguito tutte le sue parole.

E' stato anche il giorno del ritorno di Florenzi, avvertivi la sua spinta?

“Credo che Ale abbia fatto un rientro incredibile. Dopo due infortuni come li ha avuti lui, tornare con una serenità così, con una forza, una voglia... Ha corso più di tutti, è stato impressionante... Ale mi impressiona sempre di più”.

Quanto tempo ci vuole per acquisire certi sincronismi?

“Un pochino di tempo ci vuole, ma credo che siamo a buon punto. Anche in allenamento si iniziano a vedere cose molte positive. Penso che anche ieri, al di là che comunque nella mia fascia c'ero io che so quello che devo fare, anche di là Kolarov con Nainggolan ed El Shaarawy abbiano interpretato benissimo la partita. Poi è anche un come ti trovi con i compagni: penso che ieri abbiamo fatto veramente molto bene, abbiamo cercato di fare tutti quanti quello che ci ha chiesto il mister”.

Il mister, nel tuo ruolo specifico, lascia spazio all'interpretazione e alla tua fantasia del momento o sono tutti studiati nel dettaglio i tuoi momenti?

“Il mister ci dà un'impronta, nel senso che almeno cerca di mandarci in campo sapendo più o meno quello che bisogna fare. Poi tanti movimenti sono dettati anche dagli avversari. Per esempio, ieri siamo entrati molte volte con De Rossi che imbucava - sia me che Nainggolan - perché c'erano tanti spazi centrali, e anche sugli esterni. Poi è una libera interpretazione: se vedevi che gli avversari erano un pochino più stretti, allora andavi sull'esterno, allargandoti tu e lasciando lo spazio al terzino”.

Quando tu ti allarghi, De Rossi sa che si deve andare ad accentrare per lasciarti lo spazio, o è contemporanea la cosa?

E' contemporanea, semplicemente per mettere in condizione chi ha in quel momento la palla di avere più linee di passaggio, per dare più alternative, per dare anche più spazio per allargarsi, in maniera da creare anche delle difficoltà agli avversari.

Quanto è stato importante per voi sia iniziare a vedere i frutti del lavoro in allenamento?

Sicuramente è stato importante. Poi, come ho detto ieri tante volte, c'era la voglia di tutti di tornare a vincere, perché giocavamo in casa. Ed era una partita comunque importante perché non vincevamo da un pochino: un po' per la partita rinviata, un po' per il pareggio in Champions, buono dal mio punto di vista perché avevamo incontrato una squadra forte. Quindi era importante vincere, per dare subito un'impronta positiva alla partita. L'abbiamo fatto, ci siamo riusciti. Potevamo sicuramente fare qualche gol in più, però va bene così insomma. L'importante erano i tre punti.

Con Cengiz Under si parla bene dal punto di vista calcistico?

Sicuramente sì, conosce benissimo il linguaggio del pallone. Under è un ragazzo molto intelligente. Quando con Florenzi abbiamo capito che quella sarebbe stata la sua fascia, abbiamo cercato di trovare delle parole chiave con le quali comunicare come "solo", "destra" o "sinistra". Poi è un ragazzo molto intelligente, quindi si riesce tranquillamente a comunicare con lui. E il pallone è una lingua universale, ed è quello che ci aiuta a tutti.

Una curiosità: qual è stata la tua prima volta da tifoso all'Olimpico?

“Non lo ricordo, ma ho cominciato a vedere la Roma da subito, perché mio papà era abbonato insieme ai cugini in Curva e mi portava sempre con lui già da quando avevo 4 o 5 anni. Ero piccolino, noi eravamo in alto, lo stadio mi sembrava immenso e il campo lontanissimo. Ora che sto là dentro, è tutta una cosa completamente diversa”.