Dopo aver concluso il suo rapporto di lavoro con la Roma, Luciano Spalletti ha rilasciato una sua ultima conferenza stampa a Trigoria. Ecco alcuni punti toccati dal tecnico toscano.
“Sono state parole bellissime quelle di Mochi e dopo averlo conosciuto proprio per le sue capacità per me sarà un rimpianto non poter continuare a lavorare con lui. Io penso che, soprattutto in questo momento, in cui c’è stato l’addio di Francesco, che qui ci sia bisogno di punti di riferimento, di persone forti e di personalità che hanno una professionalità spiccata nel confronto con gli addetti ai lavori. Per me Monchi ha queste qualità e sono convinto che lui riuscirà a compattare tutte le risorse della Roma dove probabilmente non sono riuscito io. Se si riesce a compattarle tutte sarà sicuramente una Roma fortissima”.
“Mi sono preso due appunti in merito, per poter andar in ordine. Prima dobbiamo ringraziare tutte le persone che ho avuto vicino. Il primo pensiero va al dietro alle quinte, tutte persone che mi hanno dato una mano importante, che mi sono stati sempre vicini a quelli che arrivano prima, che ci rendono il lavoro più facile: la squadra invisibile, senza la quale sarebbe stato difficile per me, un po’ disordinato come sono, ritrovare tutte le cose a posto. Parlo di persone normalissime, i ragazzi in cucina, le donne delle pulizie, persone che viaggiano a fari spenti per i corridoi di Trigoria. Voglio ringraziare naturalmente i calciatori, la Società, tutti gli staff presenti qui: ci sono tanti professionisti e grazie a loro la Roma può guardare al futuro. Questa è una Roma sicuramente forte”.
“Di errori ne ho fatti, ma mi sono sempre comportato con coerenza. È chiaro che ho il mio metodo e il mio modo di fare e mi fido di questo. Ho quindi tentato di metterlo in pratica e nei vari passaggi siamo arrivati a questo punto. Ognuno può dare l’importanza che vuole alle sconfitte e alle vittorie. Io ho gioito e sofferto molto nei vari eventi della stagione”.
“Mi porterò dentro i risultati che hanno fatto la differenza. I risultati sono un po’ tutto nel calcio, purtroppo. La fotografia migliore è la serietà del gruppo. Tutte le mattine in cui abbiamo cercato di impostare il lavoro giornaliero ci siamo preparati passaporto e biglietto per andare a confrontarci a testa alta contro qualsiasi avversario: perché se non lavori in maniera seria e corretta la domenica è impossibile fare i risultati. Il lavoro sul campo ha un valore assoluto. Mi porto dietro quindi il lavoro dei ragazzi e i risultati che hanno fatto la differenza, sia nel bene sia nel male”.
“Io non mi ero distaccato totalmente dalla Roma anche quando ero in Russia. Stavo sempre a guardare i risultati e le prestazioni della squadra. Secondo me abbiamo lavorato nella maniera corretta. Poi in questo lavoro ci sono dei passaggi fondamentali e dei risultati fondamentali. Però la cosa più importante è che lascio una Roma forte, una squadra che ha delle individualità importanti”.
“Sono sicuro che il direttore Monchi, che è un uomo di campo ed è abituato a parlare il linguaggio del calciatori e degli allenatori, se si riesce a farlo lavorar per bene darà un contributi maggiore e questa squadra qui con le capacità che ha e con la voglia di Pallotta che ha”.
“Quest’anno non è andata bene come avrei voluto, però non vorrei sentir dire che questa mia seconda edizione è stata di passaggio. Perché ci sono contenuti importanti che vanno portati dietro per fare una Roma altrettanto più forte”.
“Pallotta nel suo modo di fare sport, venendo da una realtà diversa, ha fatto vedere che vuole investire e fare cose importanti: vuole fare lo Stadio della Roma. E si mette in dubbio che lo stadio lo faccia per interessi suoi? Famo ‘sto stadio: lo ridico. Diventerebbe tutto più facile per la Roma e per il movimento calcio, soprattutto per quelli che voglio bene a questo sport, a questa squadra. È lì lo sbocco e la chiave per avere più introiti e più lavoro per le persone, più spettacolo per andare allo stadio. Senza divisioni”.
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