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De Rossi: “Roma-Qarabag è come un Derby, un Roma-Juve o un Roma-Milan”


90 minuti per conquistare un posto agli ottavi di finale di Champions League: “Un passaggio fondamentale per la dimensione europea della Roma”, come Daniele De Rossi ha definito Roma-Qarabag di martedì sera

“La prepareremo come tutte le partite importanti. Non è diversa da un derby, un Roma-Juve, un Roma-Milan”.

“A livello tattico è una partita ben delineata, devi vincerla devi aggredirli. Quest’anno affrontiamo tutte le partite in maniera simile e questo ci ha dato molta convinzione. Siamo sempre quelli ed è uno dei nostri punti di forza in questa stagione”.

16 anni fa circa esordivi con la Roma, proprio in Champions League. Che rapporto hai con questa competizione?

“Questa competizione mi ha regalato grandi serate di gioia ma anche grosse, cocenti delusioni e un paio di brutte figure, ma sempre in linea con la nostra realtà che non ci permette di fare troppi voli o sogni visto che ci sono squadre più attrezzate. Ci è capitato tante volte di passare girone, ma uno così difficile no. Sarebbe una bella immagine da esportare, quella di una squadra che ha saputo eliminare l’Atletico, mettere in difficoltà il Chelsea. Ma prima passiamolo, poi potrò ricordarla tra le serate migliori in Champions”.

A parte le scuse che ci sono state, vuoi aggiungere una riflessione sull’accaduto a Genova?

“Ho parlato per primo. Ho chiesto scusa, di più non posso fare. Potessi tornare indietro lo farei volentieri. Posso solo concentrarmi sulle prossime partite come ho sempre fatto. La prossima è davvero importante. Ripensare a quello che è successo col Genoa, non mi aiuterà e non aiuterebbe i compagni”.

Ti ha fatto piacere striscione per te da parte della tua curva? Cosa puoi promettere ai tifosi?

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“Mi ha fatto molto piacere. Ogni volta che ho avuto momenti di difficoltà sono sempre stati chiari e fermi nello schierarsi dalla mia parte. Ero a casa, sono stato felice mi ha fatto molto piacere. Promesse? Meglio non farle visto che nel calcio non tutto dipende da te. Domani sera però tutto dipenderà da noi”.

Qualche mese fa disse che sarebbe stato difficile sostituire Spalletti. Ora pensa di aver avuto torto o ragione?

“Avevo ragione. Era complicato ma non impossibile. In quei giorni quell’allenatore passava anche come uno sprovveduto o che aveva creato danni a Roma. Qualche casino è successo, c’era un clima particolare con Francesco e ne abbiamo risentito tutti. In quel momento ci tenevo a dire quanto fosse stato buono il suo lavoro. Ora i risultati sono sotto gli occhi di tutti, credo che i primi sei mesi di Di Francesco siano stati i migliori primi sei mesi di un allenatore che abbiamo avuto. Purtroppo ora abbiamo davanti squadre che hanno vinto tutte le partite. Fossimo partiti così l’anno scorso probabilmente avremmo vissuto sei mesi da copolisti”.

Domani potrebbe arrivare l’ok per lo Stadio della Roma. Prima si diceva speriamo che Totti ci possa giocare. Ora possiamo dirlo di lei?

“Fermo restando che è una cosa molto importante per la Roma, oggi non è la nostra priorità. Il futuro immediato lo costruiamo domai sera. Nel 2021 avrò 38 anni, mi sembra difficile anche se sia mentalmente, sia i miei dati atletici sono confortanti, ma ci sono altre qualità da avere per continuare fino a 38 anni e non so ce le ho. Ma l’importante è giocare gli ottavi di finale di Champions League, non nel nuovo stadio quando sarà”.

Hai avuto una carriera straordinaria sia nella Roma che in nazionale. Con la somma delle tue squalifiche hai saltato quasi una stagione. Credi che il tuo carattere abbia fatto più bene o male alla tua carriera?

“Se calcoli che un giocatore che gioca 16 anni a calcio e prende due giornate l’anno, sono 32 partite, una stagione. Se in qualche stagione ne prende tre, arriviamo a 40. Non ho saltato un anno. Sono sempre stato molto presente nella mia carriera. Prendere una squalifica per uno strattone è un po’ diverso rispetto a prenderla per un cazzotto a Icardi, lo so. Non ho saltato un anno. Ho pagato quando ho sbagliato. Domani sarò presente in campo o comunque nello spogliatoio, come sempre”.

Perotti ha avuto delle belle parole per te: hai l’impressione il calcio che vivete voi sia diverso dal calcio di cui si parla?

“Senza offesa, è risaputo che il calcio che conosciamo noi è ben diverso da come lo conoscono giornalisti e tifosi. Ci sono giocatori eroici, che poi conoscendoli nello spogliatoio se la fanno sotto prima di ogni partita. Il fatto che un po’ tutti mi considerino un buon compagno, un amico, non vuol dire che io abbia dei jolly a giocarmi. Mi fa piacere quello che ha detto Diego. So che tutti sanno che io sono dispiaciutissimo e che mi ritengano una persona per bene che non volterebbe le spalle nel caso succedesse ad altri. Si sa che mi schiererei sempre dalla parte di un mio compagno o di un membro dello staff”.

Si è posto un obiettivo da qui a fine carriera?

“Non sarebbe realistico porsi un obiettivo di questo tipo, non dipende solo da noi. Ho sempre detto che vorrei smettere prima di capire di non farcela più o di non divertirmi più. Passi da giovane alcune stagioni in cui ti diverti di meno ma devi continuare. A 35 anni non sarei mai condizionato e legato a questo lavoro a costo di stare male. Quest’anno sto bene. Dire ‘Non smetto finché non vinciamo lo Scudetto’ sarebbe da folli. Spero di vincerlo il prima possibile. Se avessi visto che è impossibile sarei andato già da un’altra parte. Invece, secondo me, non è una cosa impossibile”.