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    Mourinho: "La squadra di domani è Ibanez più dieci"


    Alla vigilia della sfida di campionato con il Sassuolo, mister Mourinho ha risposto così alle domande dei giornalisti in conferenza stampa

    Quale risposta si attende dai giocatori? E considerato l’infortunio di Pellegrini, Volpato può essere il suo sostituto? Qual è il suo giudizio sulla sua presunta rinuncia alla nazionale australiana?

    “In merito alla domanda sull'impiego di Volpato: l’unico giocatore che confermo per domani è Ibanez. La squadra di domani è Ibanez più dieci. E quanto al rapporto di Volpato con la nazionale, prima di tutto è una questione personale e non societaria. Come allenatore, io mi rifiuterei di entrare in una situazione di questo tipo.

    Ma quello che ho capito è che questo è l’inizio della sua carriera, e il fatto di crescere con la Roma, e di disputare più minuti consecutivamente – non come l’anno scorso, dove ha giocato contro il Verona e poi stop, mentre ora è sceso in campo per quattro gare di fila – vuol dire che si trova in un processo di crescita dove si deve concentrare sulla costruzione del suo futuro, e non pensare a certe decisioni, dove magari qualcuno vuole accelerare un processo che non deve essere accelerato.

    Mi aspetto la reazione di sempre, quando questa squadra perde una partita. È un gruppo composto da gente buona, da gente che soffre quando perde. Sappiamo che, ogni volta perdiamo un calciatore, andiamo in difficoltà, fatichiamo a trovare delle soluzioni, ma alla fine arriva sempre qualcosa.

    Mi attendo una gara molto difficile, contro una squadra molto difficile, che l’anno scorso ci ha regalato due partite veramente difficili. E quest’anno ha ancora più talento della stagione scorsa. Mi aspetto però da parte dei miei tutto lo sforzo possibile per tornare a sorridere, cosa, questa, che non facciamo da due giorni”.

    Torno su Ibanez…

    “Non c’è niente su cui tornare. Ne ho già parlato. Domani è Ibanez più dieci. Al di là di quella che possa essere la tua domanda, la risposta è questa. Va rispettato chi, dal giorno in cui sono arrivato e fino a oggi, ha dato tutto quello che aveva. E qualche volta, anche in situazioni di difficoltà.

    L’anno scorso abbiamo avuto un periodo dove era l’unico difensore centrale, con Smalling infortunato, Mancini e Kumbulla squalificati. Lui c’era in ogni partita. Quando quest’anno siamo andati a Siviglia, la mattina l’ho visto e pensavo che sarebbe stato impossibile che giocasse. E invece ha giocato.

    È uno che ci mette sempre la faccia. Quando vinciamo, vinciamo tutti. E quando perdiamo, perdiamo tutti. Per me, è intoccabile. Non c’è storia. Mi aiuta il fatto di leggere pochissimo la stampa e zero i Socia Media. Perché al di là del mio divertente account Instagram, dove pubblico delle sciocchezze solo per ridere, non leggo niente. Questo mi aiuta, ma per me è Intoccabile. Domani sarà lui più dieci”.

    "Ibanez è uno che ci mette sempre la faccia. Quando vinciamo, vinciamo tutti. E quando perdiamo, perdiamo tutti. Per me, è intoccabile"

    - José Mourinho

    Si è dato la spiegazione del perché la Roma abbia un rendimento migliore in trasferta rispetto alle gare in casa?

    “In casa ci sono tre partite nelle quali non abbiamo segnato: Napoli, Atalanta e Lazio. Io posso anche piangere, no? Gli altri allenatori piangono, piangono, piangono e io non lo faccio mai: allora devo piangere anche io.

    Queste tre partite sono state disputate senza il nostro giocatore più creativo (Dybala, ndr), quello con più gol, quello con più reti da palla inattiva, quello con più mobilità in campo, quello che può aprire il blocco compatto avversario, il blocco basso. E l’Atalanta ha giocato così.

    Della Lazio nemmeno parliamo, perché è stato un esempio fantastico di quello che è giocare in un modo che, se gioco io così, mi uccidono. Ma l'importante è vincere e io ho vinto tante partite nella mia carriera giocando così. Per noi, quando manca quel giocatore lì, è difficile.

    Il Napoli è diverso. Il Napoli ha fatto una partita contro di noi cercando di vincere. Poi difende molto bene, ha difensori bravi. Però anche così abbiamo avuto le nostre possibilità. Non è facile per noi, per le nostre caratteristiche.

    Se guardi l'ultima partita nostra, se non sbaglio, abbiamo giocato con la stessa squadra dell’anno scorso in generale, con Mady nella posizione di Mkhitaryan. Questo significa che il bel mercatino che noi abbiamo fatto, con tanto sforzo, con tanta dedizione, con tanto sacrificio, con tanto bel lavoro da parte del Direttore e da parte della Società, questo mercato ora non sta giocando.

    Dybala, il nostro uomo fondamentale - devo piangere anche io, un po’ - non gioca da quante partite? Contro tutte queste grandi non ha giocato una partita.

    Ha giocato contro l'Inter, ha fatto gol e abbiamo vinto. Ha giocato contro la Juve, ha fatto un assist e abbiamo pareggiato. Non gioca queste tre gare casalinghe e siamo in difficoltà.

    Poi c'è Lorenzo, che è un po’ più multifunzionale, che gioca a centrocampo quando c’è bisogno. Ma è l’altro che ha questa luce che si accende lì. Gioca troppo, gioca troppi minuti, è in difficoltà. Gioca tutte le partite. Ogni tanto, è un giocatore con qualche fragilità muscolare, che qualche volta gli arriva lì.

    Anche lui non sta in ogni partita al 100%, al top. Poi facciamo le nostre partite che, quando segniamo, poi è molto difficile perdere, perché è una squadra con solidarietà e con omogeneità, al di là di qualche partita, come con l’Udinese, dove è stato un disastro totale.

    Siamo una squadra compatta che prende punti. E con i punti presi, in questo momento abbiamo gli stessi punti di un anno fa dopo 15 gare. Significa che, se facciamo qualche punto con il Sassuolo o in casa con il Torino, dopo 15 partite possiamo avere due punti, un punto, quattro punti, sei punti in più dell'anno scorso”.

    Adesso sono già tre in più.

    “Sto pensando alla quindicesima partita, quando c’è la sosta. E con tutte queste difficoltà, siamo lì, facciamo il nostro lavoro e basta. E cerchiamo di combattere i nostri problemi. Però, non possiamo nascondere di averne”.

    Lei è soddisfatto dell'evoluzione che hanno avuti i singoli dopo la finale di Tirana?

    “Non sono totalmente d'accordo con te. Penso che Mancini stia meglio quest'anno dello scorso anno: molto più equilibrato, molto più controllato. Ha preso tre soli cartellini gialli in tutte queste partite.

    Penso che Ibanez, al di là di questo episodio in questa partita, sia molto equilibrato. C'è una cosa che per me ha anche un'influenza generale: noi abbiamo perso tre centrocampisti. Tre. Tre. Tutti e tre si possono definire titolari: Mkhitaryan, Veretout e Sergio Oliveira. Wijnaldum non ha giocato neanche una partita. Così, a centrocampo ne abbiamo solo due, non tre. E dei due, uno è un ragazzo che è arrivato l'ultimo giorno di mercato (Camara, ndr), che sta crescendo a poco a poco, ma che sta ancora cercando la dinamica di squadra collettiva: i movimenti offensivi e quelli difensivi. Sta migliorando, ma la sta cercando.

    L'altro è Nemanja, che non è venuto per giocare insieme a Cristante, e che si trova spesso accanto a Cristante.

    Purtroppo, abbiamo avuto dei problemi inaspettati, in questo mercato e anche l'anno scorso. Perché quando Spinazzola si fa male all'Europeo, abbiamo dovuto avere una reazione inaspettata e, sul mercato, siamo dovuti andare in una direzione che non volevamo nel mercato. Purtroppo, abbiamo avuto questo tipo di infortuni.

    Oggi sto piangendo tanto e non mi piace piangere tanto. Mi piace dire: ok, tutti questi problemi hanno aperto una porta: a Volpato l’anno scorso, a Zalewski, progressivamente stanno aprendo la porta a Bove. E vi dico già, per non farvi una sorpresa, che presto Tahirovic giocherà e magari la farà da titolare, perché vedo una grande crescita da quando si sta allenando con noi. E vediamo le cose in modo anche positivo.

    Vediamo: mancano due partite alla sosta, vediamo i punti che possiamo fare e vediamo la classifica che avremo alla sosta, anche se non è metà campionato. Sarebbe stata più logica una sosta a metà campionato.

    Quanto alla tua domanda, per non rifuggirla, c'è gente da cui mi aspettavo di più? Sì. Non posso nascondermi, non posso dire che sono soddisfatto della evoluzione o della involuzione di qualche giocatore.

    Quello che posso nascondere è chi sono loro, perché come allenatore devo parlare dei miei giocatori individualmente quando ci sono delle cose da dire…”.

    Anche dei comportamenti, per intenderci: Karsdorp che esce e va direttamente negli spogliatoi.

    “È tornato. È tornato due minuti dopo. Tu non sai cosa ha fatto”.

    Aveva delle urgenze.

    “No, tu non sai che ha fatto. Tu non sai se ha preso il ghiaccio, perché soffre continuamente: è un ragazzo che se non ha un problema al ginocchio ce l’ha all'adduttore, oppure ha la febbre. L’ho visto lì, dopo due minuti in panchina. Non l’ho visto come un atteggiamento. Questo non è un problema. Il problema che io vedo, che si può o che si doveva migliorare, è l’accettazione di una sfida diversa rispetto all’anno scorso.

    La crescita nella mentalità, nella responsabilità, nell'ambizione: il fatto di non essere soddisfatti di avere raggiunto questo livello qua e di essere contenti di cercare di andare al di là. E non stiamo parlando di Karsdorp, ma in generale. A questo livello, sì. Per esempio, se fossi stato soddisfatto della mia carriera nel 2010…”.

    Avrebbe smesso.

    “E magari avevo dei motivi per essere soddisfatto per tutto quello che avevo raggiunto in quel momento là. Penso che per i giocatori sia un po’ lo stesso: devono sempre esigere di più da loro stessi, fino all'ultimo giorno”.

    Sta pensando a un cambio di modulo, magari già dalla prossima? Lei poi ha detto che Matic e Cristante non sono una coppia: allora, perché è uscito Camara al Derby?

    “Buona domanda. Perché non c'era Wijnaldum, perché non c'era Mkhitaryan. Tu giochi con quelli che hai. Purtroppo, non abbiamo tanti giocatori, e quando abbiamo dei problemi nella rosa, incontriamo più difficoltà. Semplicemente questo. Il modulo non lo faccio io: lo fanno i giocatori con le loro caratteristiche”.

    Spesso si è parlato di Abraham in termini di gol, ma l’anno scorso aveva quasi lo stesso score. Quest’anno però lo vedo più assente, meno nel vivo del gioco.

    “Può essere una buona domanda da fare a lui. Lui è la persona ideale per risponderti: ‘Ho un problema, non ho un problema, sono assente, non sono assente, penso al Mondiale’. Non lo so. Lui è la persona ideale per risponderti. Devi aspettare che venga in conferenza stampa per fargli questa domanda”.