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    Wijnaldum: "Sbalordito dal calore dei tifosi, allo Stadio atmosfera fantastica"


    Dopo l’esordio con la maglia giallorossa, è il momento della conferenza. Wijnaldum è stato presentato oggi in sala stampa a Trigoria

    Come di consueto per i nostri nuovi giocatori, Gini è stato introdotto dal General Manager dell’area sportiva, Tiago Pinto.

    “Penso che, al contrario di quello che ho detto in altre conferenze stampa, questa è stata una trattativa lunga. A me non piacciono le trattative lunghe, ma ha dimostrato che c’era da parte nostra e anche da parte di Gini la grande volontà di venire a Roma. E questo è stato il comune denominatore di questo mercato estivo, dove tutti i giocatori hanno dimostrato una grande voglia di venire qua.

    E quando un calciatore del suo livello, con la carriera che ha fatto – è il capitano della nazionale olandese – fa tanti sforzi, ha lottato tanto per venire qua, vuol dire che il nostro progetto ha guadagnato credibilità

    Devo dire che sono stanco, ma sono veramente felice di averlo portato qua. Ora è il momento per lui di restare tranquillo, di allenarsi, di mettersi a disposizione del Mister e, anzitutto, di rispondere alle vostre domande, ché magari è più difficile che allenarsi e giocare (il direttore ride, ndr)”.


    Sei pronto per giocare già da domenica o pensi che sia meglio aspettare un po’?

    “Sì, è vero, non ho fatto la preparazione fisica mia abituale questa estate, e anche la scorsa stagione ho giocato meno di quanto avrei voluto. Ma questo non significa che non abbia lavorato.

    Ho lavorato duro con il gruppo al PSG e poi ho fatto del lavoro individuale, a parte, con i fisioterapisti e i preparatori. Fisicamente, mi sento pronto, preparato. Però dobbiamo vedere come si evolvono le cose nel corso della settimana e quali saranno i miei tempi di recupero fisico.

    Per cui è difficile dire se potrò giocare già da domenica. Da parte mia c'è la disponibilità, ma dobbiamo sentire il parere dei medici. Sarà poi il mister a dover prendere la decisione”.

    Klopp ti ha definito “il centrocampista perfetto”. Ti rivedi in questa definizione?

    “È difficile dire, definire, il centrocampista perfetto. È chiaro che al Liverpool quel tipo di calcio, quello stile di gioco, mi si addiceva bene. Quindi, per il Liverpool probabilmente sì. Per un’altra squadra non lo so, perché può dipendere anche dal tipo di gioco. Ciascuno può avere la propria opinione.

    È chiaro che se un allenatore del calibro di Klopp fa un’affermazione del genere, questo non può che far piacere e lusingare. Non è automatico che un centrocampista perfetto per una squadra lo sia per un’altra. La mia speranza - e lavorerò per questo - è di essere il centrocampista perfetto per la Roma”.

    Perché ha voluto così tanto la Roma? E non le sembra che la Serie A sia un campionato di seconda fascia in Europa?

    “Ho scelto la Roma per la manifestazione di interesse nei miei confronti, per lo sforzo che ha fatto per prendermi e portarmi qua. In secondo luogo, perché ogni volta che ho chiesto informazioni sulla città e sul Club a ex calciatori della Roma, come Salah e Strootman, me ne hanno parlato tutti in termini entusiastici. Persino Hakimi, che non ha giocato nella Roma ma all'Inter, mi ha parlato benissimo di questo Club e che sarei stato felice. Quindi, sicuramente questi argomenti mi hanno convinto.

    Conoscevo la Roma perché ci avevo giocato contro con il Liverpool e l’atmosfera all'Olimpico era fantastica. Per cui, avevo la certezza che sarei arrivato in un Club dove avrei giocato con un’atmosfera fantastica, con dei tifosi meravigliosi che sostengono la propria squadra. Poi ho chiesto dei consigli a chi ne poteva sapere più di me, e tutti me ne hanno parlato bene, all’unanimità.

    Però, ecco, ribadisco, l'impegno che la Roma ha profuso per portarmi qui - il direttore Pinto e tutta la dirigenza - mi ha fatto sentire apprezzato, voluto, e questo ha contribuito alla mia decisione.

    Quanto alla domanda sulla Serie A, è difficile dire se sia un passo indietro agli altri campionati, perché non l’ho ancora provata. Ho giocato in diversi campionati, in carriera, e finora il più competitivo a mio avviso è la Premier League. Ma prima di esprimere un giudizio, voglio testare il campionato di Serie A in prima persona”.

    Qual è la tua caratteristica che può essere più utile alla Roma e come può essere utile per te utile giocare nella Roma?

    “Prima di tutto, sono arrivato in una squadra con degli ottimi calciatori. Prima mi si chiedeva come è il centrocampista perfetto, il centrocampista completo, e ho detto che dipende dalla squadra. Beh, da come intende giocare la Roma in mezzo al campo, dico che le mie caratteristiche bene si addicono al tipo di calcio che la Roma vuole fare, in cui i centrocampisti devono fare sia la fase offensiva e sia quella difensiva. Una cosa, questa, che io sono abituato a fare.

    Ovviamente, ci sarà bisogno di una condizione fisica ottimale. Ma il tipo di calcio che intende fare la Roma si addice bene alle mie caratteristiche e viceversa. Spero che il nostro possa essere un matrimonio, un incastro, perfetto”.

    Avete parlato con Mourinho di come preparare questa stagione, magari partendo forte per essere competitivi prima della sosta? E quanto sono state importanti le chiamate di Mourinho per farti decidere di venire alla Roma?

    “Ritengo che sia sempre importante partire bene, anche se poi ancora più importante è essere regolari e continuare a crescere nel corso della stagione, perché inevitabilmente ci saranno delle difficoltà: verranno delle vittorie e delle sconfitte, a volte si giocherà bene e altre un po’ meno bene. Potranno esserci infortuni e magari sarà necessario cambiare il sistema di gioco.

    Per cui sì, partire bene è importante, ma ancora di più lo è la regolarità, il fatto di crescere come squadra nel corso della stagione. Evidentemente, quest’anno sarà ancora più difficile, perché il Mondiale si svolgerà in inverno, per cui a novembre ci sarà una sosta di diverse settimane.

    Quindi, magari sarà più difficile mantenere la serie positiva o progredire come squadra, ma non penso che sia impossibile. Detto questo, è chiaro che sarà importantissimo partire bene prima della sosta.

    Quanto al ruolo del Mister, a dire il vero ci siamo sentiti quando le trattative erano in una fase avanzata. Quindi non mi ha dovuto convincere o insistere per venire. Mi ha ringraziato anche per avere mostrato interesse a venire in questo Club. E quando poi sono arrivato, abbiamo senz’altro parlato di calcio.

    Per Mourinho parla la sua bacheca: i titoli che ha vinto, le squadre che ha allenato. Qualsiasi giocatore vorrebbe lavorare con lui, me compreso. Quindi sì, quando mi ha parlato mi ha fatto venire voglia di venire qua. Ma la trattativa era già in fase avanzata”.

    Cosa hai provato in occasione della tua prima volta allo Stadio Olimpico con la maglia della Roma? E come sono stati questi primi giorni di lavoro a Trigoria con i tuoi nuovi compagni?

    “Sensazioni, impressioni, ottime. L'atmosfera allo Stadio è stata davvero speciale, straordinaria. Sapevo che avrei trovato una bella atmosfera, perché ho già giocato qui in Champions League. Ma, davvero, questo benvenuto mi ha davvero sbalordito. Anche perché io sono una persona timida e tutto questo calore mi ha sorpreso: quello che hanno fatto per me e per la squadra. Quello che sono in grado di fare questi tifosi non smette mai di stupirmi.

    Quanto ai compagni di squadra, il giorno in cui sono arrivato in hotel e poi ho raggiunto la squadra, a cena al ristorante, ho subito provato delle bellissime sensazioni. Anche loro hanno dimostrato di essere contenti che fossi arrivato. E il fatto di sentirsi benvoluto è importante per un giocatore.

    Ho fatto loro una sorta di sorpresa, perché non lo sapevano. Sono stati subito tutti cordiali, disponibili ad aiutarmi. E lo stesso è accaduto in allenamento, due giorni dopo. Quindi, davvero, sensazioni molto buone”.