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"Se i tuoi colori sventolo" e gli altri: quando un coro racconta la storia


Passa il tempo, cambia la gente, ma l’amore e la passione per la Roma restano immutati, di generazione in generazione.

Lo si fa tramandando l’idea, che va oltre un risultato sportivo o un protagonista del momento. E fa effetto poterlo scrivere nell’anno 2022, dopo un’affermazione europea che da queste parti mancava dal 1961.

“Passano gli anni, cambiano i giocatori ed anche i presidenti, ma noi saremo qua...". Significa che questo tipo di sentimento non conosce stagioni o condizionamenti.

L'amore si spiega in mille forme. Quello per la Roma è un'astrazione che può prendere corpo nei cori che vengono cantati allo stadio, in casa o in trasferta, tenendo in alto i colori. Ecco, i cori sono una chiave dell'AMOR. E della Roma.

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Il derby del "Camminerò insieme a te"

Un coro può essere fonte di ispirazione anche per il Club, per iniziative dedicate ai tifosi. In occasione del derby di ritorno del 2022, l’avvicinamento alla stracittadina fu raccontato dal claim “Camminerò insieme a te”. La frase divenne il testo di una sciarpa celebrativa, ma non solo. Le quattro parole del canto, da quel Roma-Lazio in poi, campeggiano nella pancia dello stadio Olimpico, proprio nel posto in cui il pullman staziona per far scendere i giocatori.

Da quando i giallorossi mettono piede nel sottopassaggio, prima della zona mista, “Camminerò insieme a te” si legge in giallo e in rosso sui muri e si ascolta dagli altoparlanti. Come a prendere per mano la squadra fino agli spogliatoi, dando la carica giusta. E per il derby ha funzionato, eccome. Roma 3, Lazio 0.

“Camminerò insieme a te... L'AS Roma è la mia vita! Quando giochi sento che crescono i brividi dentro di me! Roma! Lottiamo per la Roma! Tifiamo per la Roma, Sarò sempre con te! Passano gli anni, cambiano i giocatori ed anche i presidenti, ma noi saremo qua… Questa è la lupa che batte sul mio petto, la Roma è il nostro amore e noi siamo gli ultrà! Dai Roma!”.


Le note nella primavera da Conference

Sono quei canti popolari con parole romaniste – nel nostro caso – intonati senza strumenti, riadattati da brani di successo. Ripetuti di continuo durante i novanta minuti, riproposti di domenica in domenica, di partita in partita, anche con le coppe di mezzo. Nei cori si racconta la storia, il perché di questo pazzo sentimento, tanto irrazionale, quanto naturale. E ogni momento storico della Roma è segnato da un coro. Perché anche questi – come la Roma, come il mondo, come tutto – si rinnovano.

La cavalcata in Conference League della formazione di Mourinho è stata accompagnata da un motivo struggente, ripetuto incessantemente soprattutto dagli ottavi con il Vitesse. “Se i tuoi colori sventolo, i brividi mi vengono, non mi stanco mai di te, forza grande Roma aléééé”. Leggi, chiudi gli occhi e ripensi a quelle notte di coppe e di campioni (stavolta sì, di campioni), della lunga primavera romanista 2022, con l’Olimpico colmo di bandiere, di gente, tutti uniti verso un unico obiettivo.

La coppa alzata a Tirana il 25 maggio è stata quasi come una logica conseguenza di questo rapporto viscerale. Anche con i giocatori coinvolti totalmente, a cantare pure loro “Se i tuoi colori sventolo…”. E, da dopo la vittoria, di tormentone ne è sopraggiunto un altro. Una specie di hit estiva: “La Roma sì e il Feye no oooohhh”, sulla base di “Never Going Home” di Kungs.

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I canti del 2001

Un coro che ha segnato un’epoca. Quella della Conference vinta. Non è un caso isolato. Anzi. Ogni istante, ogni stagione di un certo tipo è segnata da un coro di riferimento. Nel 2000-01, ad esempio. L’anno domini del terzo scudetto giallorosso. Una lunga maratona – di 34 partite – scandita da due canti principali, anche tre.

“Dammi tre punti, non chiedermi niente, dimmi che, hai bisogno di me. Tu sei sempre mia, anche quando via, c’è solo l’AS Roma per me”. E ancora: “Non smetterò mai di lottar, per questa maglia storica, il passato non si dimentica, battiamo le mani, ai veri romani, a questa città che è magica”. Senza dimenticare, soprattutto quando si andava in trasferta: “Maciniamo chilometri, superiamo gli ostacoli, con la Roma, in fondo al cuor…”.

Motivi, versi, che hanno scandito l’epopea dei gol di Totti, Batistuta e Montella, dell’impegno di Delvecchio, delle chiusure di Samuel, delle corse di Tommasi, della fantasia di Cafu, dell’eleganza di Candela, della Roma vincente di Capello.

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La voglia di stringersi un po'

Ma la storia della Roma comprende anche momenti diversi. Vittorie mancate di poco, quando sembrava che l’impresa fosse lì ad un passo. Come la Serie A 2009-10, mancata di due punti. Dopo essere stati anche primi in classifica, battendo l’antagonista Inter di Mourinho in casa. Quella lunga rimonta con Ranieri in panchina, resa sul campo dalle gesta di Totti, di De Rossi, di Toni, di Menez, di Perrotta, di Juan. 24 partite di fila utili in campionato, sottolineate da quella voglia di stringersi un po’.

Questa qui: “Voglia di stringersi un po’, curva Sud Roma vecchie maniere. E si parlava di noi, di giorno e sera, alza in cielo la bandiera. E grida forte, Roma vinci insieme a noi. Se per innamorarci ancora, sosterrò sempre e solo la mia Roma, lo sai perché, tutta la mia vita è giallorossa, c’è una ragione, ho la Roma in fondo al cuore. AS Roma, io non vivo senza te”. Sulle note di “Maledetta Primavera” di Loretta Goggi.

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"Voglio solo star con te" e le notti Champions

Nel 2017-18 succede che la Roma di Di Francesco stupisce tutti in Champions League. Prima, vincendo un girone con Atletico Madrid, Chelsea e Qarabag. Quindi, mettendo in fila Shakhtar Donetsk, il Barcellona battuto 3-0 all’Olimpico fino ad arrivare alla semifinale sfortunata con il Liverpool. Una traversata continentale resa possibile grazie alle reti di Dzeko, alla grinta di Manolas e Nainggolan, all’intelligenza tattica di Strootman, all’esperienza di Kolarov, al romanismo di capitan DDR. E i tifosi la scandirono così.

“Roma, alé, forza Roma alé, voglio solo star con te, voglio vincere e cantar per te, forza, forza Roma alé”.

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Se ne potrebbero menzionare cento altri Alcuni che vivono da circa 40 anni, dai primi anni 80, della grande Roma di Viola, Liedholm, Falcao, Conti, Di Bartolomei e Pruzzo. La nostra Marsigliese: “Canteremo fino alla morte, innalzando i nostri color, che ci vien dal profondo del cuor, alé, alé, alé, Roma alé”.

Sempre, e per sempre, forza Roma alé.