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    Mourinho: "Questa è la nostra competizione, vogliamo andare in finale"


    José Mourinho ha parlato in conferenza stampa alla vigilia di Leicester-Roma, andata delle semifinali di Conference League.

    Ecco le sue parole.

    Si è sentito con il suo amico Ranieri, che con il Leicester ha vinto un campionato storico?

    “Amici sì, vero, però sentiti per la partita no. Lo dico sempre: in Premier League hanno vinto tanti titoli, Ferguson, Wenger, Klopp, Guardiola, più volte. Ranieri uno, ma quello suo è il più speciale di tutti. Per questa ragione è un mito in questa città, in questo stadio. Ho giocato quel campionato lì, lo ricordo come un momento incredibile nella storia della Premier. Per questa ragione, anche se Claudio non è qui, penso che non sia qui, hai fatto bene a ricordare perché questa è una casa speciale per lui”.

    “Lui è romanista, è di Roma, per lui sarà una partita sicuramente speciale. Se non è qui, ma se sarà la prossima settimana all’Olimpico la potrà vivere come un’emozione speciale”.

    Una domanda leggera: l’ultima volta che hai conquistato una finale (con il Tottenham, ndr) poi non hai potuto giocarla. Hai paura di vincere questa semifinale?

    “No, non ho paura, spero che riusciremo a vincere. Credo che Roma, come città e come squadra, i miei giocatori, chi lavora nel Club, tutti noi meritiamo di arrivare in finale per il grande lavoro che abbiamo svolto per migliorare il Club a tutti i livelli. Sfortunatamente il calcio a volte non ti dà ciò che meriti, per arrivare in finale dobbiamo battere una squadra molto forte, con un ottimo allenatore e ottimi giocatori. Dovremo essere al massimo in entrambe le partite”.

    “In tutta la mia lunga carriera, tra le tante cose che mi sono accadute, belle e brutte, non poter allenare in quella finale con il Tottenham è stata una cosa unica. Ma devo dire che Daniel Levy è una persona piuttosto unica nel calcio”.

    A proposito del suo rapporto con Rodgers, è stato anche scritto che non avevate la stessa idea di calcio. C’è davvero una differenza?

    “Quello che posso dire che siamo stati insieme nel Chelsea, ci siamo divertiti tanto, abbiamo un rapporto di amicizia, anche se ovviamente il calcio ti porta in differenti direzioni. Però, dal momento che non gioca contro la mia squadra o io contro di lui, io voglio il meglio per Brendan al 100%. È un grande allenatore, un ragazzo con capacità, con futuro davanti a lui, ha fatto un percorso molto bello, a lui auguro solo il meglio”.

    “Concetti diversi di calcio: lui ha allenato in club diversi dai miei, giocatori diversi dai miei. Alla fine l’importante è che io abbia vinto tanto e che lui con una carriera più corta della mia, abbia vinto titoli in Scozia dove doveva vincere, ha vinto titoli in Inghilterra dove non è facile vincere, ha vinto la Community Shield, ha preso la squadra in Champions League. Grande lavoro”.

    A questo punto non si può parlare di coppa che vale poco, viste le semifinaliste. Che sensazioni ha per questa partita? E che sensazioni ha a tornare in Inghilterra?

    “Se non sbaglio, noi giochiamo la partita numero 13 in Conference League. Abbiamo iniziato contro una squadra che subito io avevo pronosticato come vincitrice del campionato turco. E ha vinto con una facilità tremenda. Il Trabzonspor è stato subito un avversario difficile. Ora siamo in un momento chiave”.

    “Loro sono una squadra di Europa League. E per andare in Europa League, giocando la Premier, tu devi essere una squadra molto forte. Per questo non è la loro competizione, è la nostra competizione. È la partita numero 13. Abbiamo sofferto tanto, abbiamo viaggiato tanto, abbiamo pagato anche perdendo dei punti in Serie A giocando di giovedì e di domenica. Meritiamo di andare lì”.

    “Abbiamo due possibilità di giocare l’Europa League, arrivando quinti in campionato o vincendo questa coppa. Ma possiamo anche non riuscirci. Questo ti mette pressione, responsabilità, dubbi. Il Leicester non ha questi problemi, al momento. La sua posizione sarà sempre dall’ottavo al decimo posto. Non può arrivare in zona di Europa League. Noi siamo in corsa. È duro, ma è un momento di grande motivazione”.

    Tra la quinta del campionato italiano e la decima del campionato inglese ci può essere differenza? La Roma è più forte del Leicester? C’è una favorita?

    “Tante volte sono arrivato nelle semifinali in diverse competizioni. Al di là dei nomi, del potenziale, dico sempre la stessa cosa. 2 squadre al 50% per arrivare in finale e 4 squadre al 25% per vincere la coppa. E non cambio. La prima volta che sono andato in semifinale, se non sbaglio, era il 2002-03. E venti anni dopo non cambio idea”.

    “Non mi interessa se loro sono più forti o noi più forti. Ma capisco quello che tu dici. Ci sono due partite, è una semifinale. C’è tanto lavoro nel calcio, ma anche potenziale economico. Quello che arriva con il lavoro ad un determinato limite: bravi allenatori, bravi giocatori, brava società, ma c’è un limite che solo i soldi ti prendono ad un altro lato. Siamo una buona squadra, miglioriamo”.

    “Abbiamo perso con l’Inter 3-0, poi 3-1. Due risultati simili, ma differenze enormi nel modo di giocare, nell’approccio, nella stabilità di squadra. Al di là di finire quinti o ottavi, di vincere o meno la Conference, noi siamo una squadra con percorso che piace, che a noi allenatori fa piacere”.

    Per domani sera proporrà di nuovo Zaniolo-Abraham in avanti come con il Bodo?

    “Capisco la tua domanda, ma preferisco non rispondere. Sicuramente Brendan sa come giocheremo, io non so come giocheranno loro. Posso dire che abbiamo vinto 3-0 con la Lazio con una squadra meno offensiva, abbiamo vinto 4-0 con il Bodo con un’altra squadra”.

    “Buono per me che sono tutti disponibili. Ci dà la possibilità di giocare come vogliamo noi, abbiamo una panchina con soluzioni, ma non voglio dire di più. Se mi dici se nella gara di domani avremo l’obiettivo di giocare per arrivare alla gara dell’Olimpico con possibilità di andare in finale, io dico di no. Il nostro obiettivo domani è giocare la gara per vincere”.

    “Se perdiamo come abbiamo perso a Bodo, vediamo che possiamo fare nella seconda. Magari è il Leicester che con merito ci porta in una direzione, ma il nostro obiettivo domani è entrare in campo non per portare via un risultato solo positivo per la seconda gara”.

    C’è tanta differenza di intensità tra squadre italiane e inglese? È vero anche questa volta? Dipende anche da come si arbitra in Italia?

    “Io penso che sia la bellezza delle competizioni europee. Quando ho iniziato a giocare le coppe europee e lavoravo per Robson e Van Gaal, credo che venti anni dopo ci siano gli stessi principi culturali. L’arbitro può avere delle influenze, ma quello che fa veramente la differenza è avere giocatori che tu non hai possibilità di avere. In Italia, in questo momento, poche squadre si possono permettere giocatori che un club inglese vorrebbe avere”

    “In Liverpool-Inter è passato il Liverpool, ma il Liverpool avrebbe potuto vincere. Se noi guardiamo al Leicester, guardate quanti sono i giocatori offensivi. Sono sette o otto. Da Vardy a Daka, tanti giocatori di grande qualità. E stiamo parlando del Leicester, non del City o dello United. Ma noi culturalmente anche possiamo fare delle cose dal punto di vista tattico che possono creare problemi a squadre magari con più potenziale. Gara aperta, noi siamo lì. Prossima settimana tanti tifosi allo stadio, saremo tutti lì”.

    Un anno fa, dopo il suo annuncio, avrebbe firmato per trovarsi a questo punto della competizione?

    “Certo. Quando si dice la differenza tra la Champions e la Conference, io dico dal primo giorno “questa è la mia competizione”. Io non gioco Champions, gioco Conference. Magari Brendan non la sente allo stesso modo. Magari per lui è l’Europa League. Ad agosto eravamo in Turchia a giocare un playoff contro il Trabzonspor. Oggi stiamo per giocare la partita numero 13. Questa è la nostra competizione”.

    “Ora che siamo arrivati qui, come detto abbiamo pagato questa competizione con punti. La Fiorentina perché ha perso con l’Udinese? L’Udinese è una buona squadra, ma loro hanno fatto quello che non hanno fatto mai, 4 partite in due settimane. Questo si paga con punti. Non lo pagano con punti squadre che hanno 30 giocatori sullo stesso livello. Squadre come noi, come la Fiorentina, paga punti. Magari saremmo potuti stare più in alto in classifica in Serie A. Per questo, dobbiamo prendere questa semifinale con due mani e lottare fino alla fine per andare fino in fondo”.

    È la terza semifinale europea della Roma negli ultimi 5 anni: è un dato fine a se stesso?

    “Ovviamente, è un merito. Merito della società, degli allenatori, dei giocatori. Arrivare in semifinale è sempre importante. Se tu guardi alla possibilità di una futura Champions, nella quale potrebbe arrivare qualche squadra con un coefficiente alto, la Roma sarebbe dentro. Questo significa che la squadra si motiva, i romanisti si motivano a casa. Ma come dico sempre, se non arrivi in finale dalla semifinale, significa poco”.