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    Sacerdoti, il presidente della prima Grande Roma


    A 49 anni dalla scomparsa, il ritratto del presidente che fece grande la Roma

    Il 13 ottobre 1971 se ne andava Renato Sacerdoti. Avrebbe compiuto 80 anni sette giorni dopo, il 20 ottobre. È stato uno dei Presidenti più importanti nella storia della Roma. Soprattutto perché diede un contributo fondamentale alla nascita del Club.

    Durante le frenetiche trattative che si susseguirono tra tutti gli attori coinvolti nella fusione tra Alba-Audace, Fortitudo-Pro Roma e Roman, e che il 7 giugno 1927 avrebbero dato vita all'Associazione Sportiva Roma, era infatti sorto un ostacolo di natura economica.

    Per garantire l'operazione, il banchiere di Testaccio Renato Sacerdoti mise sul piatto un finanziamento diretto di 500 mila lire qualche anno prima che l'Italia cantasse "se potessi avere mille lire al mese".

    L'intervento di Sacerdoti fu provvidenziale. Il primo Presidente dell'AS Roma, Italo Foschi, lo scelse come suo vice e gli affidò il Club pochi mesi dopo. Il 29 marzo 1928 iniziò così la prima gestione Sacerdoti.

    Il nuovo Presidente gettò le basi per la prima grande Roma della Storia. Acquistò Bernardini dall'Inter, Volk dalla Fiumana, Masetti dal Verona. Poi ultimò Campo Testaccio, che sarà inaugurato il 3 novembre 1929.

    Lottò per lo Scudetto nel 1930-31 e lasciò la presidenza nel 1935. Aveva comunque gettato le fondamenta della squadra che nella stagione successiva avrebbe sfiorato il titolo, perso soprattutto per la fuga degli oriundi argentini Guaita, Scopelli e Stagnaro, ai quali qualcuno fece credere che avrebbero potuto essere arruolati per la guerra in Etiopia. Una fake news dell'epoca, che purtroppo privò i giallorossi di tre campioni.

    Con l'introduzione delle leggi razziali nel 1938, Sacerdoti - di religione ebraica - dovette lasciare anche Roma, restando così distante dalle cose giallorosse.

    A furor di popolo, fu richiamato ai vertici del Club dopo l'unica retrocessione della nostra Storia. Tornò inizialmente come Presidente della Sezione Calcio, il 6 luglio 1951, per poi diventare Presidente generale due anni dopo, il 31 maggio 1953.

    Sacerdoti prese per mano la Società e cominciò l'opera di ricostruzione tecnica. Furono ingaggiati dei fuoriclasse come Istvan Nyers, Dino Da Costa e un giovane Giacomo Losi. Ma il colpo più sontuoso fu probabilmente l'operazione Alcides Ghiggia.

    Nell'ultima e decisiva partita del girone per l'assegnazione della Coppa del Mondo 1950, l'ala dell'Uruguay aveva firmato la rimonta al Maracanà, segnando il gol del 2-1 proprio allo strafavorito Brasile, padrone di casa.

    Il suo passaggio alla Roma fu annunciato da Sacerdoti durante una celebre assemblea, che si tenne il 31 maggio 1953.

    La presidenza Sacerdoti si concluse cinque anni dopo, nel marzo 1958, per un serio problema agli occhi. Terminò la sua seconda presidenza, ma la fede romanista rimase intatta fino alla morte, avvenuta 49 anni fa.