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    Petrachi: “La voglia e la determinazione di Fonseca mi hanno stregato”


    “La prima cosa che vorrei dire è che sono molto felice di essere arrivato alla Roma, per me è un onore. Credo che qualsiasi direttore sportivo, qualsiasi collega faccia questo lavoro ambisca di arrivare in una società prestigiosa come la Roma: ne sono onorato e orgoglioso”.

    “Voglio ringraziare tutto il popolo granata che mi ha sostenuto in dieci anni di lavoro. Da oggi per me parte una nuova sfida. Ho l’ambizione di poter far bene”.

    Quali sono le prime impressioni del Centro Sportivo?

    “Il Centro Sportivo lo conoscevo già, una delle mie primissime trattative l’ho fatta con la Roma a Trigoria, quando presi Cerci da direttore sportivo del Pisa. Lo stesso è accaduto due anni fa, con Iago Falque e Ljajic. La conosco, ora si sta rifacendo il look ed è ancora più bello. Credo che la dimensione di Trigoria dia già la parvenza d’importanza di questa società”.

    Quali sono le caratteristiche che hanno reso adatto Paul Fonseca come allenatore della Roma?

    “Devo essere molto chiaro. Io sono stato molto colpito da Paulo Fonseca. Lo seguivo negli ultimi anni perché c’era un giocatore dello Shakhtar che mi piaceva portare al Torino e osservandolo ho visto come giocava la sua squadra. In quelle tre partite ho capito il livello dell’allenatore, perché si vedeva un’idea di gioco, una squadra corta, aggressiva, con recupero di palla immediato: una mentalità che adoro, che amo. Siccome ho fatto il calciatore e qualche presenza anche in Serie A l’ho fatta, vorrei dire che se avessi avuto un allenatore come Fonseca forse la mia carriera sarebbe stata un filo diversa. Lui codifica il gioco, dà dettami tattici ben precisi, ma non è un integralista, è molto elastico e attento ai giocatori che ha. La sua voglia e determinazione mi hanno stregato. La forza che ho dentro è legata alla figura dell’allenatore: credo che Fonseca possa dare a tutti i tifosi della Roma un’identità ben precisa di come la squadra giochi la domenica. Mi auguro che la gente quando inizierà a vedere le prime amichevoli si renderà conto di quello che sto dicendo. Ci vorrà un po’ di tempo, perché portare avanti un certo tipo di gioco e mentalità non è facile. Sono molto ottimista di Fonsesca. Abbiamo le ide chiare, ci confrontiamo spesso e abbiamo la stessa idea di calcio, questo è fondamentale: tra allenatore, direttore sportivo e giocatori deve tutto funzionare bene”.

    Quali sono le strategie di mercato per alzare l’asticella e per sognare più del quarto posto?

    “Bisogna essere realisti e questo fa parte del mio modo di essere. Credo che questo sia l’anno zero per la Roma. Questa squadra deve ripartire con dei valori, con dei principi e con la consapevolezza di avere giocatori che portano qualità morali. Gente che viene già con la pancia piena o che pensa solo al dio denaro non fa parte dei giocatori che mi sono scelto in carriera: io cerco prima gli uomini e poi i calciatori. Per innalzare il livello di questa squadra credo sia necessario inviare questo messaggio ai giocatori che arrivano. Leggo di tanti pseudo-rifiuti nei nostri confronti: la Roma non è una succursale, chi deve venire qui lo deve fare con voglia ed entusiasmo. Quello che stava negli occhi di Spinazzola quando è arrivato. Non ha lasciato il Poggibonsi, con tutto il rispetto, ma ha lasciato la Juventus: quell’entusiasmo lo voglio vedere in tutti i giocatori che da oggi prenderò nell’AS Roma. Gente che deve portare quel valore aggiunto, quella voglia e quell’entusiasmo che l’anno scorso è mancato, assieme allo spirito di squadra e al senso di appartenenza. Io mi impegnerò a fare una cosa: cercherò di portare un certo tipo disciplina e senso di appartenenza, le cose più importanti che i tifosi vogliono sentirsi dire. Serve gente che corre per 90 minuiti e dia l’anima. Si può vincere o perdere, ma il tifoso si deve identificare con la squadra. Manderò qeusto messaggio a tutti i giocatori che sono qui e a quelli che arriveranno”.

    Che futuro avranno Dzeko e Schick? Vi interessa Higuain?

    “Deve passare prima un messaggio. Uno non si sveglia al mattino, si decide di andar via, si mette d’accordo con una squadra e ci ricatta. La Roma non deve essere ricattata da nessuno.

    Qualora un giocatore non volesse più stare alla Roma o decida di non avere più gli stimoli giusti, si deve presentare con una squadra che lo vuole e che porta il grano: poi può andare. Non trattengo nessuno con la forza, ma non mi piace essere strozzato. A me non interessa se un giocatore ha raggiunto un accordo con un’altra società, cosa che deontologicamente è scorretto fare. A me interessa che il giocatore sappia che qui non deve pensare di stare a casa sua. Lui deve dare una mano a questa casa, per portarla su e farla vivere bene. Ma non è il padrone di questa casa. La proprietà decide. E vi posso garantire che la Roma come Società, da questo punto di vista, non si farà strozzare da nessuno. Cercheremo di fare le migliori scelte e credo che le prime soluzioni che abbiamo trovato abbiano tutte un senso logico e calcistico. L’uscita di Manolas è figlia anche del fatto che il giocatore volesse andar via. Io ho parlato col suo agente e mi ha manifestato l’idea di voler andare. Ho detto a Mino Raiola: se vuole andare, mi pagano la clausola e non è un problema. Se vuole allenarsi o impegnarsi va bene e sta qua, ma non può decidere lui cosa fare. Il Napoli ha fatto una proposta importante, abbiamo trovato un calciatore come contropartita tecnica che ha solo bisogno di fiducia e rappresenta il profilo di uno che viene con tante motivazioni e tanta voglia. Ieri mi ha chiamato e mi ha detto “Direttore, io sono a disposizione per venire anche senza fare un giorno di vacanza. È questo il senso di appartenenza ed entusiasmo che voglio trovare in tutti i giocatori qui”.

    L’affare Spinazzola-Pellegrini è l’inizio di un asse con la Juve? Higuain è un giocatore già con la pancia piena che vorresti evitare?

    “Io penso che chi discute Higuain può essere un pazzo. Magari è un giocatore che ha perso un po’ di autostima, ma non sta a me giudicarlo: sicuramente potrebbe far comodo alla Roma qualora Dzeko andasse via. Le motivazioni, però, contano moltissimo. Qualora dovesse aprirsi qualcosa con Juve e con Higuain stesso, deve essere lui il primo a crederci. Sto facendo tanto per portare giocatori con questa voglia e non sarà certo il campione a mettermi il salame sugli occhi, per non notare che non ha lo spirito o questa voglia. Saranno fatte valutazioni a 360 gradi. Per rivedere il vero Higuain, lui non potrebbe trovare soluzioni migliori di questa Roma: qua potrebbe seguire le orme del suo connazionale Batistuta, che ha lasciato un segno indelebile. Queste sono cose di mercato che dovranno essere valutate più avanti. Io voglio pensare che Dzeko è un giocatore della Roma, che venendo in ritiro si renderà conto che l’aria qui sta cambiando. Che questa società, questo direttore sportivo, questo CEO e questo allenatore voglio fare le cose in un certo modo e poi valuteremo il tutto. Qualora volesse andar via, l’Inter dovrebbe pagare bene il giocatore. Perché questo permetterebbe di andare sul mercato e avere più soldi in tasca, altrimenti è una cosa che non faccio”.

    Ha un budget per lavorare? Sa già quanto può spendere?

    “Io non sono mai stato abituato a lavorare con un budget. Cairo non mi ha mai detto “usa questa somma”. Quando ho parlato con Pallotta mi ha detto tranquillamente che vuole fare una squadra, che vuole investire possibilmente sui giovani, che preferisce quelli di prospettiva e che hanno voglia. E io gli ho già passato dei messaggi, nei quali siamo stati chiari entrambi. Gli ho detto che c’è da rinforzare la squadra e da ripartire. Ci sarà da aspettare qualcuno, perché se prendi i giovani devi saperli aspettare. Oggi ho dato dei parametri su giocatori che mi piacerebbe prendere e non mi è stato detto “no, costa troppo”, ma mi è stato “se sei convinto e se il giocatore ti piace porta avanti la trattativa e portalo a casa”. Per mia abitudine, io non ho mai preso un giocatore contro il volere di un allenatore, credo che sia la cosa più sbagliata che un direttore sportivo possa fare. Ci deve essere condivisione, soprattutto sulla metodologia degli schemi messi in pratica sul campo. Stiamo lavorando. Oggi siamo in conferenza stampa e io mi sto impegnando per chiudere un giocatore oggi stesso. Non so se ci riusciamo ma ci sto provando”.

    Qual è la situazione con Barella?

    “Il suo procuratore prima che arrivassi io si è seduto tante volte con la Società, avevano trovato accordi economici e lui era molto contento di venire alla Roma. Questo è quello che mi è stato riferito. Poi so che nella fase di passaggio di consegne dopo l’addio di Monchi si è perso un po’ di tempo, come era inevitabile. Si è inserita l’Inter e ha fatto la sua proposta al Cagliari e anche al giocatore, che è stato chiamato da Conte e lui è molto bravo quando si tratta di motivare i giocatori che va a prendere. Comprendo l’ambizione del ragazzo nel voler andare a giocare la Champions League e magari di non ritenere la Roma al livello dell’Inter. Penalmente io non ho mai cercato Barella, è il Cagliari che ha cercato la Roma, dicendo che l’Inter stava traccheggiando e che la Roma volendo poteva fare qualcosa di meglio per prendere il giocatore. E, come si dice, tentar non nuoce. Per me era una cosa già difficile, figuriamoci adesso. E lo dico perché il giocatore ora ha scelto l’Inter. Adesso o è Barella a chiamare Petrachi dicendo che forse gli piacerebbe venire alla Roma, che ci sta ripensando, allora a quel punto se ne può parlare. Ma per me oggi è un capitolo chiuso. Cercare di portare in modo così forzato di portare dentro un giocatore che aveva altre aspirazioni significa sbagliare. Con il dio denaro non si comprano le persone o i calciatori. Il giocatore deve avere la motivazione di venire alla Roma, se non ce l’ha è giusto che vada all’Inter”.

    Con Franco Baldini lei ha carta bianca: si è sentito con lui?

    “Io sono stato contattato da Franco Baldini come credo lo sia stato qualche altro collega. Baldini rimane un consulente del presidente Pallotta e come tale gli ha proposto dei direttori sportivi. Credo che lui abbia stima del sottoscritto, avendomi inserito in questa lista. Però io sono stato chiaro con lui, come lo sono stato con il presidente Pallotta, come lo sono tutti giorni con il CEO Guido Fienga, che è e rimarrà il mio punto di riferimento. Io non transigo sulle scelte. Verranno condivise tutte dal punto di vista economico, perché la Società mi dirà possiamo fare questo investimento o no. Ma per quanto riguarda la scelta squisitamente tecnica o la valutazione del calciatore sono io a prendermi questa responsabilità, come ho sempre fatto dal primo giorno in cui ho iniziato questo lavoro. Il presidente Cairo non mi ha mai imposto di prendere tizio, caio o sempronio, e le scelte sono state sempre mie, mi sono sempre assunto le mie responsabilità. Oggi vorrei che tutti voi capiate che non sarà Franco Baldini a condizionarmi o a dirmi cosa fare. Perché prima di arrivare ho detto chiaramente “se mi volete io sono così, altrimenti avete sbagliato soggetto”. Franco Baldini per me può essere una risorsa, ha vissuto il calcio a 360 gradi e ha fatto il mio lavoro. Sa le mie difficoltà e problematiche. Se stasera Franco Baldini mi chiama, come ha fatto nelle ultime settimane e giorni, e mi dice che c’è la possibilità di prendere un giocatore e che ha i canali giusti per arrivarci, gli dico se il giocatore di andare avanti e che poi parlerò con chi di dovere. Questa è la forma di collaborazione che deve esistere tra un consulente di mercato e un direttore sportivo. Posso assicurarvi che se dovesse succedere al contrario non sarò seduto su questa sedia”.

    Ha parlato con Zaniolo? A che punto è il suo rinnovo? Ha l’entusiasmo giusto per rimanere a Roma?

    Zaniolo ha avuto un exploit importante, ma ha fatto un finale di campionato non all’altezza delle sue possibilità. È uscito fuori dai parametri di un giovane: allenarsi bene, essere concentrato e stare sul pezzo. Zaniolo è come tutti gli altri calciatori, come quelli che devono parlare di rinnovo o adeguamento: sarano visti per il mercato importante che sta facendo la Roma in questo momento. Lui il contratto ce l’ha e la Società vuole adeguarglielo perché è un giocatore importante. Qua si fa presto a rendere dei miti dei calciatori che hanno fatto 15 partite in Serie A. Ma io sono concreto e ci andrei cauto. Il ragazzo deve fare ancora tanta strada. Ha la possibilità di arrivare al top. Se lavora con umiltà e con continuità, con la stessa che mi hanno detto ci sia stata in questi primi sei mesi di campionato, allora può essere il fiore l’occhiello. Ma questa è una decisione che spetta a lui. Noi dobbiamo tenerlo on i piedi per terra perché a quest’età si fa a perdere il senso della ragione. Il sacrificio e l’abnegazione devono essere quotidianamente messi sul campo. Credo che nell’ultimo periodo abbia smarrito questi concetti e una delle prime chiacchierate che farò con lui sarà questa. Non devo ridimensionarlo, perché è giovane e le stupidaggini le abbiamo fatte tutte a vent’anni. L’importante è che capisca dove deve migliorare e che ancora non ha fatto nulla”.

    Monchi quando è arrivato disse “i tifosi vanno allo Stadio non per applaudire i bilanci ma i trofei”. Lei viene qui anche per vincere qualche trofeo?

    “L’ambizione fa parte della mia vita. E le sfide sono quelle che mi hanno sempre appassionato. E i mie i colleghi mi hanno detto “chi te lo fa fare di andare alla Roma, per quello che hai fatto puoi scegliere qualsiasi squadra”. Ma io credo che fare il direttore sportivo alla Roma e lasciare qualcosa di importante valga il prezzo della vita professionale. Io cercherò in tutti i modi di poter fare qualcosa e di poter raggiungere qualche obiettivo importante. Io oggi non posso dire che alzerò un trofeo, sarebbe da stupidi. Oggi bisogna ricostruire, rimettere le fondamenta e rendere nuovamente questa squadra vincente. Le cose non si costruiscono dall’oggi al domani, se uno fa una casa lo fa dalle fondamenta, non le fai dal tetto perché sennò ti cade in testa. Qua c’è da ricostruire il senso di appartenenza. Una discreta base c’è, perché ci sono ragazzi che hanno quel tipo di valori e principi. Poi il tempo è galantuomo e ci saprà dire se Petrachi è riuscito a raggiungere qualche obiettivo e se la Roma riuscirà ad alzare qualche trofeo. Io non amo fare tante chiacchiere e preferisco far parlare in campo. Non sono social. Anzi, colgo l’occasione per dire che io non rispondo a nessuno, se c’è qualcuno che pensa di poter avere dei favoritismi perché è un direttore di una testata giornalistica, sappia che io non do spazio e tempo a nessuno di poter pensare che io possa suggerire un giocatore. Lavoro sul campo, sono attento ai particolari sul campo. Non do vantaggi a nessuno, il più piccolo dei giornalisti deve avere la consapevolezza di poter essere trattato come le più grandi firme. In questi giorni mi sono arrivati tanti messaggi, con coerenza ho risposto a tutti allo stesso modo. Sappiate che sono così: non guardo in faccia a nessuno, penso al lavoro e poi capiremo sul campo se sono stato in grado di portare qualche risultato e di aver dato una squadra a questa società e tifoseria che li possa rappresentare, ma questo lo dirà solo il tempo. Al momento c’è solo da lavorare”.

    Fonseca le ha fatto delle richieste sui calciatori in rosa? C’è qualcuno che ritiene incedibile?

    “Fonseca mi ha dato delle indicazioni sulle quali ci stiamo basando ma sto bene attento a non fare nomi. Se il Mister ha accettato è anche perché pensa che ci siano giocatori sui quali si può lavorare per farli rendere meglio rispetto alla scorsa stagione”.

    Ci può aggiornare sulla vicenda El Shaarawy?

    “Su El Shaarawy ho sentito il fratello che gli fa da agente insieme a Pastorello. Gli ho detto che mi piacerebbe che restasse, è stato uno dei più positivi lo scorso anno. C’è la volontà di rinnovargli in contratto ma bisogna anche capire che non si può strafare. Merita un rinnovo a cifre adeguate, se ha voglia di rimanere alla Roma cercherò di accontentarlo il più possibile. Ma se vorrà andare a guadagnare le cifre che gli offrono in Cina e se alla Roma daranno i soldi per comprare un sostituto, io non trattengo nessuno con la forza”.

    Cosa ha trovato Conte all’Inter che non ha trovato qui a Roma?

    “Conosco Antonio da più di 30 anni, da quando siamo entrati nel Lecce nel 1981. Lo conosco bene, vuole vincere immediatamente, per lui arrivare secondo è una sconfitta. Ha visto qualcosa in più dal punto di vista dell’organico e nella prospettiva di vincere nell’immediato lo Scudetto. Qualche piccola ragione ce l’avrà, soprattutto perché la Roma deve ricostruire un po’ i perni sui quali improntare le prossime stagioni. Io gli ho detto che vincere a Roma vale cinque scudetti all’Inter o alla Juve. Non sono stato a pregarlo, ma ho provato a fargli capire che si sarebbe potuto lavorare bene insieme. Fui il primo a credere in lui suggerendolo per l’Arezzo. Lui però è fatto così, non guarda in faccia a nessuno quando c’è da vincere. Apprezzo e stimo il professionista e l’amico. Io, per come mi sento sentimentale, passionale, per come mi riconosco in questa piazza, mi sento una persona del popolo, mi piacerebbe abitare in centro per assorbire tutto quello che mi può trasmettere la tifoseria di Roma, per poterla trasmettere ai calciatori. Mi è dispiaciuto della scelta di Conte ma credo che Fonseca possa essere una grandissima sorpresa per tutti. Avere scelto Fonseca mi dà molta forza, ho molta fiducia nella persona e nel professionista”.

    “Da avversario, quando giova contro la Roma sentivo qualcosa di diverso, avevo la pelle d’oca quando scendevo in campo all’Olimpico. Questa tifoseria, se convogliata nel modo giusto può essere il dodicesimo uomo in campo. Lo percepivo da avversario, sono tifosi che danno emozioni incredibili. Se tutti noi capiremo che può essere un fattore siamo già a metà dell’opera”.

    Ha avuto modo di parlare con Totti in questi mesi?

    “Mi è dispiaciuto per Totti, resta la bandiera e il simbolo di questa tifoseria e di questa città. Mi sarebbe piaciuto averlo accanto, purtroppo ha fatto una scelta e da professionista va accettata anche se mi dispiace molto. Mi ha fatto sempre una buona impressione anche se da avversario mi faceva rosicare. Averlo qui sarebbe stato utile per me, avrebbe potuto farmi capire delle cose più rapidamente ma è andata così. Qualora volesse tornare sarei pronto ad accoglierlo”.

    Esistono possibilità che Strootman possa tornare alla Roma?

    “Si fanno tante ipotesi nel mercato, si fanno tante valutazioni, alcune escono sulla stampa altre no. Un’idea c’è stata ma resta un’ipotesi molto remota”.

    “Amo il calcio offensivo, con il recupero di palla immediato, quello con cui Fonseca mi ha stregato e che mi ha fatto capire di voler fare”

    - Gianluca Petrachi

    I tifosi hanno visto anche l’addio di De Rossi. Florenzi può essere il capitano di domani?

    “Non ho ancora parlato con i calciatori, a parte Kolarov che mi ha cercato. Florenzi oggi è il capitano. Il senso di appartenenza deve essere per ognuno qualcosa da avere dentro. Io mi lego a chi ha senso di appartenenza e che lo fa capire con i fatti, non con le chiacchiere. Sapete quanti giocatori ho visto baciare la maglia e dire poi di volersene andare? Non sto parlando di Florenzi, ma il senso di appartenenza va visto in campo, con la lotta, con il dare tutto per la Roma. Non voglio quelli che fanno finta di avere il problemino, quelli che nelle partite meno importanti fanno i fenomeni. Loro capiranno il mio senso di appartenenza, per me esiste solo la Roma e tutti dovranno pensarla così. Se vedo qualcuno fare il fenomeno non avrà vita lunga.
    Su De Rossi mi dispiace, non so smetterà o continuerà. Magari lo troveremo tra qualche anno come allenatore della Roma. È inutile guardarsi indietro, va fatto capire a tutti che si sta cercando di cambiare qualcosa. L’identificarsi su una squadra che sta nascendo con mentalità, forza e coraggio diverso. Dovremo avere il coraggio di giocare a calcio”.

    Propende per una squadra di giovani talenti o su calciatori già pronti?

    “Ci vuole un mix tra esperti e giovani, aiuta a far crescere il giovane, toglie responsabilità, va trovato il giusto mix. Preferisco una squadra giovane e di gamba, un calcio meno tecnico rispetto al passato. Oggi il calcio è cambiato, se non c’è fisicità oggi ti tritano. Cercherò di impostare una squadra che abbia forza, fisicità e gamba, poi è l’idea tattica che fa la differenza. Avete tutti presente quello che ha fatto l’Ajax. Era una squadra che sapeva cosa doveva fare, anche in casa della Juventus. Il gap che il mio amico Conte vedere tra Inter e Roma può essere accorciato anche con la forza tattica che il nostro allenatore potrà darci”.

    Icardi può arrivare alla Roma?

    “È un ottimo attaccante, è forte. Ha le sue problematiche all’Inter ma non rispondo a situazioni così esplicite di mercato. Sono molto omertoso nel mercato”.

    Preferisce una Roma di fioretto o di sciabola?

    “Non si può scegliere tra sciabola e fioretto, serve tutto in partita, serve chi ha qualità ma anche chi salta sull’angolo a due metri e spazza la difesa. Amo il calcio offensivo, con il recupero di palla immediato, quello con cui Fonseca mi ha stregato e che mi ha fatto capire di voler fare. Se ogni giocatore sa cosa deve fare sei molto avanti. Mi auguro che i tifosi allo stadio si renderanno conto che la Roma ha la sua identità di calcio”.