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Pellegrini e la tradizione dei calciatori romani e romanisti

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“Da parte mia c’è disponibilità a tornare, ma vengo per giocare il più possibile e non da ragazzo della Primavera”. Lorenzo Pellegrini era stato chiaro il 18 giugno, poche ore dopo aver segnato un gol straordinario in rovesciata alla Danimarca nell’Europeo Under 21

“Da parte mia c’è disponibilità a tornare, ma vengo per giocare il più possibile e non da ragazzo della Primavera”.

Lorenzo Pellegrini era stato chiaro il 18 giugno, poche ore dopo aver segnato un gol straordinario in rovesciata alla Danimarca nell’Europeo Under 21. Ai cronisti presenti a Cracovia aveva fatto capire le sue intenzioni. Voleva di nuovo la Roma, la sua Roma, a patto di farne parte da protagonista e non da comparsa.

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Ambizione legittima da parte di un giocatore che in due anni a Sassuolo ha collezionato 55 presenze tra campionato e coppe (48 in Serie A) segnando 11 gol. Archiviata la parentesi neroverde, ora per lui – ragazzo del 1996 nato e cresciuto nella Capitale con il mito di Daniele De Rossi – si apre un nuovo (vecchio) capitolo della carriera.

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E sarà un’annata particolare. Non solo perché si ritroverà a casa, ma pure perché “numericamente” prenderà il posto di un signore chiamato Francesco Totti. Calma, rilassatevi e mettetevi seduti. Il centrocampista non sostituirà il numero 10 come ruolo in campo e nemmeno sotto altri aspetti più sentimentali. Di Totti ce n’è stato uno e difficilmente ce ne sarà un altro. Il dato statistico da rilevare è un altro: la Roma per il quindicesimo campionato di fila presenterà in rosa almeno tre giocatori del vivaio tra i potenziali titolari.

Se per cinque anni era stata l’era della trimurti romana e romanista Totti-De Rossi-Florenzi, ora questo trio avrà Pellegrini in sostituzione del “totem” di Porta Metronia. È un fatto che la Roma dal 2003 abbia contemplato tra le proprie fila almeno tre calciatori del settore giovanile con minimo dieci presenze alla fine della stagione (vale a dire, un numero di gare giocate congruo per definire un giudizio su un calciatore professionista).

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Il binomio più ricorrente in questo quindicennio sono stati Francesco Totti e Daniele De Rossi, a cui nel corso degli anni si sono aggiunti Alberto Aquilani, Stefano Okaka, Aleandro Rosi, Leandro Greco, Alessandro Florenzi per fare i nomi dei più presenti.

Da menzionare anche meteore che hanno brillato meno come il portiere chitarrista Carlo Zotti, Gaetano D’Agostino, Gianluca Curci, Daniele Corvia, Cesare Bovo. La stagione in cui si sono avvicendati più calciatori nati all’ombra del Cupolone è stata la 2004-2005, con ben otto elementi forgiati da Bruno Conti nelle giovanili. Stagione, tuttavia, particolarmente tormentata con cinque allenatori cambiati e la salvezza ottenuta alla penultima giornata in casa dell’Atalanta.

Come detto, lo studio prende in considerazione chi ha collezionato almeno dieci apparizioni tra campionato e coppe. In quell’annata ci furono pure apparizioni fugaci come quella di Massimiliano Marsili a Udine, sostituito dopo appena trentasei minuti dall’esordio in Serie A.

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Identificazione e senso di appartenenza sono alla base della tradizione di questa società, che negli ultimi trentasette anni – dal 1980 – ha avuto tanti capitani romani e romanisti. Agostino Di Bartolomei, Giuseppe Giannini, Francesco Totti e Daniele De Rossi hanno rappresentato una sottile linea giallorossa di continuità per i tifosi e gli appassionati di questo sport.

Per non parlare dei vari Ferraris IV (primo capitano della storia romanista), Fulvio Bernardini, Giancarlo “Picchio” De Sisti e tanti altri volti noti del calcio capitolino. Come scrisse una volta la Curva Sud prima di un derby: “Figli di Roma capitani e bandiere, questo è il mio vanto che non potrai mai avere”. Ora Pellegrini è parte integrante di questa storia.