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"Di Nela mi accorsi perché ogni volta che tornavo a casa, in Piemonte, l’aereo faceva scalo a Genova . Lì tutti mi dicevano che nel Genoa c’era un ragazzo molto promettente. Un giorno decisi di fermarmi lì per vederlo all’opera"
-Nils Liedholm

“Tutti dicono che Nela a destra è un sacrificio ed il ragazzo è il migliore contro il Colonia e arriva secondo  insieme ad Agostino, sempre perché Falcao è il re!  Liedholm una ne fa e cento ne pensa  e se non fosse, a volte, un tantino bugiardo diventerebbe San Lidas Liedholm. Ha ricreato la Roma di Testaccio elevata all’ennesima potenza”. Questo scriveva Fulvio Bernardini nel dicembre 1982 quando ormai si era convinto che la Roma avesse costruito una squadra in grado di sbaragliare la concorrenza. Il ‘Divino Fulvio’ in quell’occasione non mancava di far notare quanto fosse importante nei meccanismi di gioco di quella Roma l’apporto di Sebino Nela. 

Il difensore era arrivato alla Roma l’anno precedente per tre miliardi e mezzo in contanti più la comproprietà di Iachini, Romano e Capezzuoli. Un investimento estremamente oneroso per un talento che del resto, era considerato tra quelli maggiormente interessanti del panorama calcistico italiano.

Da allora l’ascesa di Nela è stata inarrestabile e la sua crescita è continuata anche nei momenti di appannamento della squadra. Basta pensare al 20 marzo 1985, una gara che vide la Roma eliminata dalla Coppa delle Coppe e sconfitta sul campo dal Bayern Monaco ma che segnò l’immortale reazione della Curva Sud che per tutto il secondo tempo continuò ad incitare la squadra, tanto da far dichiarare a Lerby, uno dei calciatori della formazione tedesca: “E' stata una cosa entusiasmante, questo è stato lo spettacolo di folla più bello, più vero che io abbia mai visto. Non lo scorderò mai”. Quel giorno Nela prima andò a consolare Tancredi che aveva  intuito il calcio di rigore di Matthaus e che venne tradito da un rimbalzo anomalo del pallone proprio davanti alla linea di porta, poi pareggiò con una sassata dal vertice sinistro dell’area di rigore. Nonostante questo rientrò a testa bassa verso la propria metà campo, avvertiva tutto il dispiacere per non poter contraccambiare con il passaggio del turno una dimostrazione d’affetto così straripante come quella data dai tifosi romanisti. Negli anni a venire arriverà la convocazione per il mondiale messicano ma anche l’infortunio del 10 maggio 1987. Alcuni giornali scrissero che la sua carriera era finita. Venditti preferì dedicargli una canzone, ‘Correndo Correndo’: “Scatta l'ala, una finta e poi vola sul fondo, dimmi chi la fermerà”. Sebino tornò al calcio e alla maglia giallorossa, di cui rimane uno dei simboli più amati.

"Sono onorato e inorgoglito, personalmente questa elezione nella Hall of Fame rappresenta una vittoria. Non sono romano di nascita ma lo sono di adozione, dal momento che con questa maglia ho giocato 12 stagioni. In questo lunghissimo periodo della mia vita i momenti più affascinanti hanno sempre coinciso con le sconfitte. Abbiamo vinto poco e potevamo ottenere di più, ma proprio nei momenti più difficili ho assistito a delle manifestazioni di affetto introvabili al di fuori di questa città e di questa squadra. La grandezza del tifo giallorosso si scopre in questi momenti, quelli in cui ho capito cosa vuol dire essere della Roma"
-Sebastiano Nela
Competizione Presenze Gol segnati
Serie A 282 16
Coppa Italia 63 2
Coppe europee 51 1
Supercoppa 1 0
Totale 397 19