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    Pellegrini: “La Roma mi ha dato tutto, la fascia va meritata ogni giorno”


    Lorenzo Pellegrini ha parlato in conferenza stampa, alla vigilia del ritorno dei quarti di Europa League con il Milan.

    Ecco cosa ha detto ai giornalisti il nostro capitano.

    Cosa si dice da capitano ai compagni prima di una partita del genere, sapendo che devi comunque gestire il risultato. E poi: come mai sei rimasto così tanti mesi in silenzio? C’è qualcosa che ti ha dato fastidio?

    “No, sono cose che decidiamo insieme alla Società. C’è stato un momento particolare, a inizio stagione, in cui ho subìto questi due infortuni. E quindi abbiamo convenuto di concentrarci sulla mia salute, e in quel momento anche mentale. È stato normale, può succedere durante una stagione che un giocatore, nonostante sia il capitano, non si presenti ai microfoni. Ma sono qui, sono stato sempre presente con tutti i miei compagni, sono stato sempre presente per la Roma, ed è la cosa che più mi interessa.

    Per il resto, penso che sia più difficile in determinati casi far capire alla squadra quanto siano importanti altre partite, perché questa è una gara tanto bella da giocare: sono le partite che un calciatore inizia a giocare in uno stadio con 70 mila persone che ti incitano, che ti vogliono bene, e che ti spingono a dare quel qualcosa in più.

    Sappiamo che sarà una partita difficile, perché il Milan vuole passare il turno, ma vogliamo passarlo anche noi. Abbiamo fatto un’ottima gara a Milano, e secondo possiamo replicarla. Anzi, possiamo fare ancora meglio”.

    Prima di Udine, De Rossi aveva detto che la mentalità giusta è quella del Real Madrid: bisogna vincere in Liga e in Europa. La mentalità deve essere quella di andare in campo sempre per vincere, senza gestire il risultato?

    “Penso che sia quello che il mister vuole trasmetterci. Ma secondo me, quella frase l’ha detto più riferendosi al fatto che queste sono sfide importanti ma si pensa che ci siano delle partite meno importanti, perché non di cartello, o perché di campionato, o contro squadre non del livello del Milan. Invece, lui intendeva dire che queste partite qui (quelle non di cartello, ndr) sono poi quelle che ti permettono l’anno dopo di giocare contro le squadre che noi vorremmo provare ad affrontare.

    È più un discorso di mentalità: una squadra forte di testa gioca allo stesso modo contro il Milan e contro qualsiasi altra squadra. Anche se magari può sembrare meno importante al di fuori, per noi deve essere esattamente la stessa cosa. Questa è una cosa su cui dobbiamo lavorare, che dobbiamo migliorare, e penso che il mister possa darci tanto, perché la verità è che, negli ultimi anni, abbiamo fatto un percorso incredibile in Europa ma siamo mancati un po’ in campionato, e per una squadra con le nostre potenzialità non deve succedere.

    La Roma è una squadra tanto importante, che deve fare le competizioni più alte che ci siano. Il nostro obiettivo è far tornare la Roma dove merita di essere. E stiamo lavorando tanto per raggiungere questo obiettivo”.

    Domani superi Aldair e diventi il terzo giocatore con più presenze in Europa, al secondo posto c’è il mister. L’obiettivo è raggiungerlo e superarlo? Ti vedi a vita alla Roma?

    “L’ho detto tante volte, io qui mi sono a casa mia, ma allo stesso è bello perché è una sfida continua: ogni giorno, per come vivo io la Roma, tu devi venire al campo e meritarti di portare questa maglia. È po’ il ragionamento che ho fatto qualche tempo fa sulla fascia di capitano: la fascia è un onore, è un orgoglio incredibile, perché mai avrei pensato che la mia carriera mi avrebbe portato a ricevere questo dono così grande. Ma la fascia, così come la maglietta della Roma, la devi portare ogni giorno, 365 giorni l’anno, non solo quando si viene qui o quando si gioca la domenica.

    Per me è un sogno essere qui, accanto al mister, che adesso è il nostro grande mister. Mi vivo il momento com’è giusto che sia, sapendo che ogni giorno devo meritarmi lo scudetto che ho sul petto”.

    A livello calcistico, come ti senti in questo momento?

    “Mi sento bene, stiamo facendo un bel percorso. Se qualche mese fa, quando è arrivato il mister, ci avessero detto che saremmo stati qui, probabilmente saremmo stati sicuramente contenti. In questo momento si può dire che la Roma ha iniziato un percorso che sta funzionando, dove c’è tanto da migliorare, e che però è la strada giusta.

    Riguardo a me, sono contento di quello che sto facendo, ma non mi accontento perché non abbiamo fatto ancora nulla, non abbiamo ancora raggiunto nessuno degli obiettivi che abbiamo in testa. Quindi, è un pochino presto per sentirsi soddisfatti. Quello che dico sempre nello spogliatoio è che dobbiamo essere entusiasti di quello che stiamo facendo, ma mai appagati, perché, secondo me, si può fare tanto bene, si può continuare a lavorare forte e si può creare un percorso che ci può portare a essere felici”.

    Hai parlato della tua felicità, e credo che tu abbia vissuto anche un momento difficile per storie che forse non tutti hanno conosciuto in maniera completa. Vuoi tornarci sopra? Da quello hai tratto la forza per questa tua esplosione?

    “Ti voglio rispondere senza rispondere: voglio darti una risposta generica. Io sono quello che vedete e quello che vedono. Tante persone dicono di apprezzare la mia trasparenza. E in più io qui dentro ho un ruolo importante, e non perché io voglia essere importante per gli altri, ma perché è importante per me. Che non è legarsi la fascetta la domanda, ma tanto altro.

    Quello che mi sento di dire è che io alla Roma non mancherei mai di rispetto, perché mi ha dato tutta la mia vita. Quello che ho fatto e quello che farò sarà sempre per il bene della Roma. Sempre. Sempre…”.

    Cosa ti ha dato di più De Rossi, rispetto ad altri allenatori?

    “Ogni tecnico ha le sue particolarità e ti insegna qualcosa, ti lascia qualcosa che ti resta dentro per sempre. Con il mister c’era già un certo tipo di rapporto, ma quando poi uno veste i panni dell’allenatore e l’altro del giocatore, si pensa sempre a fare il bene della squadra.

    Quello che ho avuto modo di dire anche al mister è che mi ha stupito sotto tanti punti di vista, perché l’ho sempre reputato una persona e un professionista che sarebbe poi arrivato a fare l’allenatore, ma ho sempre avuto la convinzione che non sarebbe stato un tecnico normale ma uno che rivoluziona, un allenatore che ti invidiano tutti, che ti chiedono tutti. Ma non mi aspettavo che fosse già così preparato. La verità è che inizialmente sono rimasto stupito. Adesso lo sono un po’ meno, è un po’ di tempo che lavoriamo insieme.

    Siamo tutti molto contenti, prepariamo bene le partite. Dire che ci fidiamo è poco: ci butteremmo nel fuoco per quello che ci dice. E questa è la cosa più importante per un allenatore: il fatto di sapere di passare le tue idee a delle persone che hanno le caratteristiche, le qualità e l’intelligenza di recepirle. Questo per noi è fondamentale, perché lui ce le fa arrivare bene, e noi le recepiamo bene. O almeno, è quello che proviamo a fare”.